ALBERTO CASIRAGHI

Alberto Casiraghi
Ricordo nitidamente la prima volta che ho conosciuto Alberto Casiraghi. Avevo sì e no diciotto anni. Mi ha portato a casa sua un amico comune, Federico, che ringrazio adesso per la prima volta, perché se è vero che prima o poi Albertino sarebbe quasi certamente capitato sulla mia strada, quello è stato il modo migliore per conoscerlo. Per me, ragazzina con la testa piena di nozioni sulle avanguardie artistiche, l’incontro è stato folgorante: mi sono trovata di fronte un personaggio che sembrava uscito da un quadro surrealista, con una casa diversa da qualsiasi casa io avessi mai visto (“un manicomio privato”, come lo ha definito Alda Merini!) e con delle idee davvero incredibili. Ricordo ancora una piccola collezione di sedie costruite con gli oggetti più disparati; non me la sono più dimenticata, da tanto mi aveva colpito.
Ora sono passati più di vent’anni. Alberto è diventato il Casiraghy del Pulcino Elefante. Quasi inutile ricordarne i successi, le migliaia di titoli, la diffusione (ormai mondiale) dei suoi libretti… Il Pulcino Elefante è davvero un fenomeno da studiare, un caso portato a esempio dovunque si parli di cultura, di poesia, di editoria d’arte. Eppure Albertino è rimasto lo stesso. Proprio quell’Albertino lì, quello che avevo conosciuto vent’anni fa: lo stesso entusiasmo, la stessa positività, la stessa testa e non un filo di presunzione in più. Continuo a pensare che Alberto sia uno degli artisti più straordinari che conosco. Sebbene, in un certo senso, la sua ricerca riguardi più l’editoria che l’Arte in senso stretto. Albertino è un artista nella vita. La sua espressione artistica è il suo stesso modo di affrontare l’esistenza, di giocare con le cose, di ribaltare certezze, di cambiare prospettive. Casiraghy è un vero creatore di immagini: un curioso, pungente, irriverente, poetico creatore di immagini. Immagini che nascono tali e immagini che nascono dalle parole, perché il linguaggio per Alberto non è solo poesia, è anche figura, vorrei quasi dire che è pittura. Nei brevi, folgoranti, aforismi di Casiraghy le parole si accordano l’una con l’altra, stanno perfettamente a proprio agio in frasi che sono anche visivamente attraenti, che sanno aprire nuovi orizzonti, suggerire percorsi inaspettati all’immaginazione di chi le legge. Le sue frasi hanno una vitalità che sorprende, sanno esprimere il silenzio tanto quanto il rumore, ma lo fanno sempre e comunque con grande serenità. Accompagnano il pensiero letterario disegni, grafiche, dipinti, piccole installazioni di poetica bellezza. (…)
A incantare è il modo con cui Alberto associa immagini già esistenti cambiando loro il significato, dando loro vesti sempre diverse. Ci sono figure ricorrenti nelle opere di Casiraghy, sono le stesse ma ogni volta parlano linguaggi diversi, fanno capolino in composizioni più o meno complesse, vestendo ruoli differenti. E in perfetto equilibrio queste figure avvicinate dall’immaginazione di Alberto trasformano qualsiasi superficie in magia. Complice è certamente il patrimonio di clichè tipografici che egli possiede. Clichè di una bellezza rara, prodotti da mani sapienti, oggetti che Alberto ha fatto, acquistato, ereditato, raccogliendo una sorprendente collezione di immagini.
(testo tratto da Qui, già, oltre. Brianza: terra d’artisti, Silvana editore 2009)