FEDERICA FERZOCO

Federica Ferzoco

“Credo che tutti abbiamo una seconda vita, quasi segreta, con la quale proviamo a vivere emozioni e pensieri diversi da quelli consueti. Quando ho cominciato il mio lavoro cercavo appunto di definire quest'altra me. Ogni ricerca personale, artistica, poetica ha bisogno delle sue definizioni particolari e credo che ogni artista non si senta appagato fin quando non trova questa sua dimensione, diciamo, parallela. Quando ho fatto il primo calco in garza ho scoperto proprio questo, un sentimento di definizione. Potevo, finalmente, abitare questa me parallela e comunicare da qui con gli altri. La garza, per me, significava soprattutto trasparenza, leggerezza e presenza di una forma. Nel mondo simbolico da cui vedo la mia contemporaneità la trasparenza e l'allusione alla forma mi permettono di muovermi senza fissare delle appartenenze. Le nostre generazioni sono cresciute in un periodo nel quale le grandi aspirazioni e le certezze sociali venivano meno e abbiamo dovuto, in tempi brevi, riprogettare il nostro futuro.
Oggi, credo che la nostra grande possibilità sia proprio l'incertezza ovvero quel momento dove il margine tra ciò che è definito e ciò che non lo è consente di sperimentare nuovi usi della libertà emotiva ed intellettuale. Con i miei lavori in garza faccio questo, abito delle possibilità". Così, con la chiarezza e la serenità riguardo alla propria ricerca che la contraddistingue, Federica Ferzoco, vincitrice della Residenza annuale per il 2018, racconta i motivi del proprio lavoro.
Federica indaga da sempre la materia, ne cerca gli aspetti meno consueti, ne trova i linguaggi più interessanti: la piega, la plasma, la trasforma, la rende veicolo di forme e figure senza tempo, sospese tra la tradizione classica e la sperimentazione contemporanea.
Nelle sue garze, nei suoi tessuti leggeri, ineffabili, dinamici, tramuta i corpi in spiriti o forse, al contrario, dona agli spiriti un corpo, rendendoli visibili ai nostri occhi.
Sono figure che spiazzano, ma non spaventano né inquietano, anzi semmai incantano, regalandoci una splendida sensazione di avvolgente intimità, inducendoci ad abbassare un po’ la voce, quasi per non destarle o per non rompere la magia della loro silenziosa presenza, della loro serena, naturale sebbene inspiegabile, immobilità.
I corpi in garza della Ferzoco abitano gli spazi, si adagiano negli ambienti prendendone possesso. Essi dialogano con il mondo e la sue forze naturali, temono gli elementi (come si preoccupa Federica per la possibile presenza di umidità, condizione letale per il suo lavoro! Come si preoccupa per la delicatezza delle sue sculture!) ma al contempo sfidano ciò che li circonda, cambiando in qualche modo la dimensione spazio-temporale del luogo dove sono collocati. E sono molto più forti di quanto la loro stessa creatrice non creda. Forse possono sciuparsi, danneggiarsi, mutarsi in qualcosa di diverso dalla perfezione del calco uscita dalle mani dell’artista… Ma sopravvivono. Corpi immobili ma non statici. Ombre ma non spettri. Riflessi di vite ancora presenti. Ci sono. Esistono qui e ora. Pare anche di udirne il respiro.
Per Villa Greppi Federica ha creato Overbooking, un’installazione con i calchi di coloro che in un anno di lavoro si sono prestati a farle da modelli. Sulle tracce di Alessandro Greppi, che nella Villa ha realizzato molti degli oltre 6000 disegni, Federica ha moltiplicato i suoi calchi in garza per farli diventare simbolo delle numerose persone che ciascuno di noi incontra nella propria esistenza, ma anche di un viaggio in condizione disperate, dove l’overbooking non si associa a momenti di villeggiatura, ma a drammatici viaggi migratori.
(da: Presenze trasparenti, testo pubblicato nel catalogo delle Residenze d’artista di Villa Greppi, 2018)