GIULIO CRISANTI

Giulio Crisanti

Uomo di pensiero, oltre che eccellente artista, Crisanti sa come usare le parole e come coinvolgere chi lo ascolta; le sue lettere, i suoi appunti, le sue riflessioni – tutti conservati gelosamente e archiviati con attenzione – costituiscono molto più di un apparato privato. Così come i suoi dipinti, infatti, anche gli scritti di Crisanti offrono spunti di riflessione che superano ampiamente la sfera personale, toccando questioni universali. “Scontato nel mio racconto artistico il fattore sociale e umano”, scrive, ad esempio, nella presentazione dell’opera Terre di prova, “È sempre il tema che ha ispirato gran parte della mia produzione ma anche il senso stesso della mia vita di cittadino consapevole. I pensieri che gestiscono il mio tempo creativo cercano soluzioni ai problemi dell’esistenza, della convivenza e della socialità all’interno delle umane difficoltà”. Le ragioni che sottendono al suo lavoro di artista sono dunque da ricercarsi proprio nel pensiero, nella riflessione nata dall’esperienza di vita, nel racconto. “Basta una foto, un reperto, una frase sentita di sfuggita o un rumore particolare ed ecco che parte il ricordo di fatti lontani, riaffiorano nella mente periodi di una vita passata, sopiti sotto una montagna di eventi successivi che riempiono il quotidiano”.
(…) Questa esigenza di comunicazione, questa urgenza di trasmettere sensazioni ed emozioni, è sempre evidente, quasi tangibile, nell’opera di Crisanti che, con rara coerenza, fin dagli esordi pensa all’arte come mezzo di diffusione di un pensiero, di un’opinione, di riflessione morale. Non è un caso che, pur muovendosi nell’ambito informale, egli non realizzi mai opere totalmente astratte. I suoi dipinti sono percorsi intellettuali espressi con la linea e il colore, denunce sociali, citazioni da memorie collettive. Al centro vi è sempre l’Uomo: l’Uomo e il suo cervello. L’Uomo che come può creare può distruggere, capace di grandi opere e incauto fautore della propria fine. “L’eterna difficoltà dell’uomo: saper vagliare le idee giuste ed esserne convinto;”, osserva Crisanti, “dal momento successivo deve scegliere il modo ed i mezzi per dare respiro e basi solide alle sue verità e se può deve assumersi tutte le responsabilità delle azioni conseguenti la scelta”. L’umanità è osservata da Crisanti in tutte le sue sfumature: l’uomo eroe, l’uomo come essere sociale (la città, l’agglomerato urbano), l’uomo come pensiero e come emotività, come vittima e come carnefice, l’uomo e la tecnologia da lui creata, l’uomo e la comunicazione con altri uomini. Quest’ultimo è un altro concetto chiave della ricerca di Crisanti, soprattutto nella sua forma di comunicazione tecnologica. Nelle sue opere compaiono spesso microchip, elementi di piccola tecnologia, pezzi meccanici. Crisanti conosce bene il mondo delle telecomunicazioni, e fin dagli anni sessanta, epoca in cui internet non aveva ancora conosciuto l’attuale diffusione, le sue opere ritraggono un universo fatto di onde magnetiche, segnali radio e microchip emozionali. Di fronte all’assedio di una tecnologia sempre più disumana, l’artista oppone la propria difesa esortando l’uomo alla ricostruzione, al recupero del proprio ruolo, alla collaborazione, all’impegno sociale, a ritrovare la forza di indignarsi e di reagire; così, anche nelle composizioni nelle quali la disgregazione della forma è più evidente (fino quasi a raggiungere l’aspetto di un’esplosione atomica), la struttura architettonica è comunque sempre presente, come a garantire, con la sua solidità classica, un appiglio, una possibile via di fuga, una speranza per il futuro. Uno scheletro architettonico che esiste anche nelle opere più recenti, dove la forma si smaterializza in superfici quasi monocrome e dove torna protagonista la parola, intesa come storia, memoria e possibilità di comunicazione. Nella complessa evoluzione stilistica che l’opera di Crisanti ha conosciuto, il trait d’union, l’elemento che garantisce la continuità in una ricerca straordinariamente coerente, è proprio questo: l’ideale umanista.

(dal testo per il catalogo della mostra antologica a Frascati, 2011)