PIERA BIFFI

Piera Biffi

Arte al femminile. È corretto studiare la creatività femminile in un contenitore a se stante? No: non è corretto o comunque – forse meglio – non dovrebbe esserlo. Come diceva Alice Neel, “all’arte non interessa se sei una donna o un uomo. Una cosa che devi avere è il talento e devi lavorare come un matto!”. Eppure storicamente la via delle donne all’arte non è stata affatto uguale, neppure simile, a quella degli uomini: è stata invece una strada impervia e complessa, fatta di ostacoli, limitazioni, pregiudizi. Escluse dalle Accademie di pittura, guardate con sospetto, lasciate ai margini della scena e della letteratura artistica del loro tempo, le pittrici e le scultrici hanno dovuto farsi largo con coraggio. Poche di loro ci sono riuscite e portano nomi che ora destano l’interesse del grande pubblico e, senza troppo clamore, cominciano anche a comparire nei libri di storia dell’arte. Il percorso delle donne in arte va di pari passo con quello della loro emancipazione sociale. Con in progetto Anime allo specchio Piera Biffi affronta il tema da un punto di vista inusuale. Anime allo specchio, infatti, non è l’ennesimo strillo di rivendicazione sul femminile. Anime allo specchio mette in campo prospettive e punti di vista talmente complessi da suggerire motivi di discussione che vanno ben oltre la necessità di ricordare alcuni grandi nomi della storia dell’arte al femminile, quasi a compatirne la sfortuna critica e la difficile storia personale. Anime allo specchio è un inno alla femminilità in senso lato, un abbraccio a tutte le donne del mondo, quelle di oggi e quelle di ieri, quelle soggetto della pittura e quelle oggetto della pittura; è un gioco di specchi che mette in dialogo personalità, società, mondi, sguardi, mode, caratteri, stili diversi. Il passato e il presente si stringono la mano, in un cortocircuito visivo e concettuale che sollecita riflessioni importanti. Un progetto che coniuga due sguardi individuali – quello della pittrice e quello della fotografa, ora stretti in un’incantevole complicità – e li traspone su un piano universale senza tempo, sovrapponendo piani temporali e spaziali diversi: i mondi delle due autrici e quelli reali e immaginari delle loro modelle (proiettate in un’unica dimensione, attraverso anni, a volte secoli, di distanza) e dei personaggi ideati e messi in scena dalle prime e interpretati dalle seconde. Una complessità di riferimenti, di rimandi, di occhi, di spunti creativi e di mani che rende questo progetto davvero di notevole significato. Interessante è anche l’esecuzione, l’aspetto formale ed estetico di queste immagini che travalicano il tempo, giocando con la pittura e la fotografia, in un rincorrersi di tecniche, stili, linguaggi, giochi compositivi assai originali. Ne nascono opere coinvolgenti e affascinanti, che soddisfano tanto per la loro qualità tecnica ed estetica quanto per l’idea luminosa che le ha generate. Anime allo specchio è un modo intelligente per parlare di femminilità e di arte al femminile senza restare impigliati nelle pericolose maglie di stanchi e risaputi accenti femministi o, peggio, di inutili tentativi di rendere l’espressione artistica un fatto di genere, ma è anche la manifestazione dell’estro creativo di una fotografa che da sempre usa la propria conoscenza tecnica per sperimentare nuove vie espressive.

(dal testo di Anime allo specchio, catalogo della mostra alla Galleria Melesi di Lecco)