
FUTURISMO E FUTURISTI SICILIANI
Anriquarim, Centuripe, EN
dal 21 giugno al 2 novembre 2025
Negli ultimi anni il ruolo del Futurismo nel panorama delle Avanguardie di inizio Novecento è stato ampiamente riconosciuto anche a livello internazionale. In tempi recenti, anche in Italia, sono state organizzate mostre e sono stati proposti momenti di riflessione e indagine dedicato a questo importantissimo movimento che, per alcuni aspetti, ha ancora molto da dire anche ai nostri giorni.
Oltre alla già nota e raccontata storia del gruppo capeggiato da Marinetti, la mostra di Centuripe propone un meno consueto approfondimento sul Futurismo siciliano, affiancando alle opere dei maestri più celebri, lavori di artisti quali D’Anna, Rizzo e Corona, oltre che alcune opere realizzate da Fortunato Depero in Sicilia, per committenti locali.
Rumoroso, dinamico, visionario, originale nelle sue molteplici espressioni, il Futurismo segna un momento di rottura e rinnovamento nella scena culturale italiana, in un indispensabile passaggio alla contemporaneità. La sua lezione offre importanti motivi di riflessione anche alle generazioni successive, costituendo un modello ora da emulare, ora da superare, ora da contrastare e contraddire, ma sempre e comunque da tenere in considerazione.
La maggior parte degli studi e dei testi divulgativi dedicati al Futurismo sono focalizzati sui primi anni del movimento. Ma al primo periodo che si conclude, di fatto, con la morte precoce di Boccioni, avvenuta nel 1916, seguono altri anni ricchi di spunti di riflessione, interessantissimi quanto a novità di linguaggio e originalità di ricerca.
Pur senza negare l’importanza dei primi dieci anni di gestazione, in una corretta lettura del Futurismo non si può prescindere dall’analisi anche dei due decenni seguenti. È, anzi, proprio in queste successive generazioni che il Futurismo trova la propria unicità: rispetto alle altre avanguardie europee, ad esempio, esso dimostra una straordinaria longevità e una notevole capacità di aggiornamento sul cambio dei tempi. In questa seconda fase, inoltre, si evince con maggior chiarezza l’originalità del movimento rispetto al clima del Ritorno all’ordine, che dal primo dopoguerra aveva pervaso l’Europa, interessando anche la ricerca di alcuni dei grandi protagonisti della stagione delle avanguardie. Questa dirompete e prolungata vitalità permette al Futurismo di propagarsi in tutta la penisola e superare di gran lunga i confini in cui di consueto si muovono i linguaggi delle avanguardie storiche, necessariamente elitari. Pur non aderendo al sistema dell’arte ufficiale (dal quale si tenne orgogliosamente distante), il Futurismo ha saputo, soprattutto negli anni Trenta, costruire a propria volta una complessa rete culturale, organizzando serate, concerti, spettacoli teatrali, eventi, mostre, coordinando centri culturali, pubblicando manifesti, riviste e saggi: un’alternativa straordinaria e unica nel panorama europeo alle tendenze più in voga e un fenomeno che ha saputo diffondersi capillarmente, anche nei piccoli centri e nelle periferie.
Sorprende, dunque, la sostanziale emarginazione dalla “grande storia dell’arte” cui la critica d’arte ha condannato questa seconda fase del movimento. A questa esclusione ha certo contribuito anche il complesso legame con il regime fascista, un rapporto troppo spesso semplificato e frainteso.
Proprio nell’ottica di una sua rivalutazione e di una maggior chiarezza di analisi, dunque, questo percorso intende raccontare soprattutto la seconda fase dell’Avanguardia futurista, quella meno nota al grande pubblico, riscoprendone, oltre ai grandi protagonisti, anche alcuni esponenti meno celebri, sorprendenti quanto a personalità e originalità di linguaggio.
Il percorso di mostra
La mostra si articola in sezioni tematiche, all’interno delle quali si svilupperanno, in un vivace intreccio di riflessioni e piani narrativi, anche altri importanti temi, quali quello del mito della città o quello del rapporto con il regime e con le vicende belliche dei due conflitti mondiali.
Le origini
Il 20 febbraio del 1909 esce sulle pagine del quotidiano francese “Le Figaro” un articolo intitolato Le Futurisme, firmato dal poeta, scrittore e drammaturgo Filippo Tommaso Marinetti. Il testo, che era già apparso in precedenza, con scarso successo, su alcuni giornali italiani, declama con toni accesi e provocatori la necessità di una rivoluzione, per distruggere ogni “passatismo” e per lasciare finalmente spazio al “nuovo”. La veemenza, oltre che dalla sincera volontà di rinnovamento culturale radicale, trova la propria ragione di essere nel momento storico vissuto dalla generazione di Marinetti, una fase di forti tensioni politiche, economiche e sociali irrisolte, destinate ad esplodere da lì a breve nel primo conflitto mondiale. Come afferma Marinetti stesso, l’arte riflette la società cui appartiene e ha il compito di collaborare attivamente al rinnovamento del mondo.
In mostra sono esposte opere di Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Giacomo Balla, ma anche di artisti meno noti, ma straordinari, quali Roberto Iras Baldessari.
Tendenze astratte
Un momento di approfondimento sarà dedicato anche alla presenza di ipotesi astrattiste nella produzione italiana, con un confronto con la diffusione dell’astrattismo nel resto d’Europa. Il tema è particolarmente interessante perché poco indagato e spesso trascurato nell’analisi della scena artistica italiana di quegli anni. La presenza di tendenze astratte in Italia verrà testimoniata con opere di Giacomo Balla e di altri futuristi.
Velocità, dinamismo, simultaneità
“Lo spazio non esiste più. La costruzione dei quadri e stupidamente tradizionale. I pittori ci hanno sempre mostrato cose e persone poste davanti a noi. Noi porremmo lo spettatore al centro del quadro”, scrive Umberto Boccioni. L’idea di riprodurre un oggetto in movimento, collocando lo spettatore di fronte a una composizione in divenire, sollecitandone “sensazioni dinamiche” è una delle istanze più innovative del linguaggio futurista in pittura. Protagonista di questa sezione è una serie di opere nelle quali i concetti di dinamismo, simultaneità e compenetrazione dei piani visivi sono particolarmente evidenti e fruibili.
Un universo futurista
Nei primi decenni del XX secolo, l’arte si contamina e si intreccia, in un dialogo proficuo e necessario, con le altre forme espressive e con le pratiche del quotidiano. I futuristi intendono dire la loro in tutti i campi: dalla poesia alle arti figurative, dalla cucina alla musica. I loro scritti programmatici riguardano gli aspetti più vari dell’esistenza e sono diffusi in migliaia di copie, distribuiti ovunque, per veicolare le idee del movimento. Ben testimonia l’approccio degli artisti del gruppo alla dimensione quotidiana, il Manifesto della ricostruzione futurista dell’universo, scritto nel 1915 da Giacomo Balla e Fortunato Depero. I due artisti si proclamano “astrattisti futuristi” e inneggiano a un universo “coloratissimo e luminosissimo”. Nello scritto viene del tutto superato il concetto di divisione dei campi del sapere a favore di una volontà di rinnovamento totale dell’esistenza, che prenda in considerazione i diversi livelli della comunicazione e dello scibile.
Tra il 1909, data della fondazione del gruppo, e il 1916 il movimento futurista rende pubblici più di cinquanta manifesti che si occupano dei più diversi linguaggi espressivi, dal cinema alla letteratura, dalla musica al teatro, dalla cucina alla scultura, dalla moda alla lussuria. L’impiego così frequente e vasto di manifesti presuppone chiaramente la volontà dei futuristi di comunicare con un pubblico vasto, di relazionarsi con la società, proponendo valori ideologico oltre che puramente estetici.
Questa sezione costituisce il nucleo portante dell’esposizione, con testimonianze dell’interazione degli artisti del movimento con le arti applicate, la comunicazione pubblicitaria, il design, il teatro, la danza, la musica.
L’Aerofuturismo e il Futurismo Cosmico
Negli anni Trenta l’Avanguardia futurista entra in una nuova fase. I tempi sono cambiati socialmente, politicamente e artisticamente in tutta Europa, le nuove generazioni si adeguano al nuovo clima, trasformando il futurismo storico in un movimento meno coerente e certamente meno utopistico e rivoluzionario, ma ancora capace di rappresentare l’attualità.
Tra le diverse correnti nate dal movimento originario si distingue quella dell’Aerofuturismo, nata dalla passione per il volo aereo. Tra raid bellici ed esplorazioni aeree, la sezione accompagnerà il visitatore verso la conclusione del nostro percorso, non prima di aver sottolineato un altro aspetto della ricerca più tarda del movimento, quello della visione “cosmica”, aperta a suggestioni spirituali ed esoteriche.
Questa sezione, molto ricca, costituisce probabilmente il vero momento di scoperta della mostra, con artisti che testimoniano un aspetto del futurismo oggi sempre più indagato e apprezzato dalla critica e dagli addetti ai lavori e tutto da scoprire per il grande pubblico. In mostra opere di artisti quali Crali, Dottori, Fillia, Thayaht, Bruschetti e molti altri.
Il Futurismo siciliano
Sezione specifica della mostra di Centuripe è quella dedicata alla presenza dell’Avanguardia di Marinetti in Sicilia. Artisti quali Giulio D’Anna, Pippo Rizzo e Vittorio Corona, ancora poco noti al grande pubblico, hanno destato, negli ultimi anni, un grande interesse sia da parte della critica che del mercato. La mostra sarà occasione per conoscerli più da vicino, scoprendo il talento e la personalità.
La mostra è quindi un racconto che ripercorre la storia del Futurismo da punti di vista inconsueti, introducendo accanto ai nomi dei maestri più noti anche quelli di artisti straordinari, tutti da scoprire, e restituendo a pieno il clima e l’atmosfera del movimento così come lo aveva immaginato e voluto Filippo Tommaso Marinetti.
Le più di 40 opere in mostra provengono tutte da importanti collezioni italiane e sono, quindi, raramente visibili al pubblico.
dal 21 giugno al 2 novembre 2025
Negli ultimi anni il ruolo del Futurismo nel panorama delle Avanguardie di inizio Novecento è stato ampiamente riconosciuto anche a livello internazionale. In tempi recenti, anche in Italia, sono state organizzate mostre e sono stati proposti momenti di riflessione e indagine dedicato a questo importantissimo movimento che, per alcuni aspetti, ha ancora molto da dire anche ai nostri giorni.
Oltre alla già nota e raccontata storia del gruppo capeggiato da Marinetti, la mostra di Centuripe propone un meno consueto approfondimento sul Futurismo siciliano, affiancando alle opere dei maestri più celebri, lavori di artisti quali D’Anna, Rizzo e Corona, oltre che alcune opere realizzate da Fortunato Depero in Sicilia, per committenti locali.
Rumoroso, dinamico, visionario, originale nelle sue molteplici espressioni, il Futurismo segna un momento di rottura e rinnovamento nella scena culturale italiana, in un indispensabile passaggio alla contemporaneità. La sua lezione offre importanti motivi di riflessione anche alle generazioni successive, costituendo un modello ora da emulare, ora da superare, ora da contrastare e contraddire, ma sempre e comunque da tenere in considerazione.
La maggior parte degli studi e dei testi divulgativi dedicati al Futurismo sono focalizzati sui primi anni del movimento. Ma al primo periodo che si conclude, di fatto, con la morte precoce di Boccioni, avvenuta nel 1916, seguono altri anni ricchi di spunti di riflessione, interessantissimi quanto a novità di linguaggio e originalità di ricerca.
Pur senza negare l’importanza dei primi dieci anni di gestazione, in una corretta lettura del Futurismo non si può prescindere dall’analisi anche dei due decenni seguenti. È, anzi, proprio in queste successive generazioni che il Futurismo trova la propria unicità: rispetto alle altre avanguardie europee, ad esempio, esso dimostra una straordinaria longevità e una notevole capacità di aggiornamento sul cambio dei tempi. In questa seconda fase, inoltre, si evince con maggior chiarezza l’originalità del movimento rispetto al clima del Ritorno all’ordine, che dal primo dopoguerra aveva pervaso l’Europa, interessando anche la ricerca di alcuni dei grandi protagonisti della stagione delle avanguardie. Questa dirompete e prolungata vitalità permette al Futurismo di propagarsi in tutta la penisola e superare di gran lunga i confini in cui di consueto si muovono i linguaggi delle avanguardie storiche, necessariamente elitari. Pur non aderendo al sistema dell’arte ufficiale (dal quale si tenne orgogliosamente distante), il Futurismo ha saputo, soprattutto negli anni Trenta, costruire a propria volta una complessa rete culturale, organizzando serate, concerti, spettacoli teatrali, eventi, mostre, coordinando centri culturali, pubblicando manifesti, riviste e saggi: un’alternativa straordinaria e unica nel panorama europeo alle tendenze più in voga e un fenomeno che ha saputo diffondersi capillarmente, anche nei piccoli centri e nelle periferie.
Sorprende, dunque, la sostanziale emarginazione dalla “grande storia dell’arte” cui la critica d’arte ha condannato questa seconda fase del movimento. A questa esclusione ha certo contribuito anche il complesso legame con il regime fascista, un rapporto troppo spesso semplificato e frainteso.
Proprio nell’ottica di una sua rivalutazione e di una maggior chiarezza di analisi, dunque, questo percorso intende raccontare soprattutto la seconda fase dell’Avanguardia futurista, quella meno nota al grande pubblico, riscoprendone, oltre ai grandi protagonisti, anche alcuni esponenti meno celebri, sorprendenti quanto a personalità e originalità di linguaggio.
Il percorso di mostra
La mostra si articola in sezioni tematiche, all’interno delle quali si svilupperanno, in un vivace intreccio di riflessioni e piani narrativi, anche altri importanti temi, quali quello del mito della città o quello del rapporto con il regime e con le vicende belliche dei due conflitti mondiali.
Le origini
Il 20 febbraio del 1909 esce sulle pagine del quotidiano francese “Le Figaro” un articolo intitolato Le Futurisme, firmato dal poeta, scrittore e drammaturgo Filippo Tommaso Marinetti. Il testo, che era già apparso in precedenza, con scarso successo, su alcuni giornali italiani, declama con toni accesi e provocatori la necessità di una rivoluzione, per distruggere ogni “passatismo” e per lasciare finalmente spazio al “nuovo”. La veemenza, oltre che dalla sincera volontà di rinnovamento culturale radicale, trova la propria ragione di essere nel momento storico vissuto dalla generazione di Marinetti, una fase di forti tensioni politiche, economiche e sociali irrisolte, destinate ad esplodere da lì a breve nel primo conflitto mondiale. Come afferma Marinetti stesso, l’arte riflette la società cui appartiene e ha il compito di collaborare attivamente al rinnovamento del mondo.
In mostra sono esposte opere di Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Giacomo Balla, ma anche di artisti meno noti, ma straordinari, quali Roberto Iras Baldessari.
Tendenze astratte
Un momento di approfondimento sarà dedicato anche alla presenza di ipotesi astrattiste nella produzione italiana, con un confronto con la diffusione dell’astrattismo nel resto d’Europa. Il tema è particolarmente interessante perché poco indagato e spesso trascurato nell’analisi della scena artistica italiana di quegli anni. La presenza di tendenze astratte in Italia verrà testimoniata con opere di Giacomo Balla e di altri futuristi.
Velocità, dinamismo, simultaneità
“Lo spazio non esiste più. La costruzione dei quadri e stupidamente tradizionale. I pittori ci hanno sempre mostrato cose e persone poste davanti a noi. Noi porremmo lo spettatore al centro del quadro”, scrive Umberto Boccioni. L’idea di riprodurre un oggetto in movimento, collocando lo spettatore di fronte a una composizione in divenire, sollecitandone “sensazioni dinamiche” è una delle istanze più innovative del linguaggio futurista in pittura. Protagonista di questa sezione è una serie di opere nelle quali i concetti di dinamismo, simultaneità e compenetrazione dei piani visivi sono particolarmente evidenti e fruibili.
Un universo futurista
Nei primi decenni del XX secolo, l’arte si contamina e si intreccia, in un dialogo proficuo e necessario, con le altre forme espressive e con le pratiche del quotidiano. I futuristi intendono dire la loro in tutti i campi: dalla poesia alle arti figurative, dalla cucina alla musica. I loro scritti programmatici riguardano gli aspetti più vari dell’esistenza e sono diffusi in migliaia di copie, distribuiti ovunque, per veicolare le idee del movimento. Ben testimonia l’approccio degli artisti del gruppo alla dimensione quotidiana, il Manifesto della ricostruzione futurista dell’universo, scritto nel 1915 da Giacomo Balla e Fortunato Depero. I due artisti si proclamano “astrattisti futuristi” e inneggiano a un universo “coloratissimo e luminosissimo”. Nello scritto viene del tutto superato il concetto di divisione dei campi del sapere a favore di una volontà di rinnovamento totale dell’esistenza, che prenda in considerazione i diversi livelli della comunicazione e dello scibile.
Tra il 1909, data della fondazione del gruppo, e il 1916 il movimento futurista rende pubblici più di cinquanta manifesti che si occupano dei più diversi linguaggi espressivi, dal cinema alla letteratura, dalla musica al teatro, dalla cucina alla scultura, dalla moda alla lussuria. L’impiego così frequente e vasto di manifesti presuppone chiaramente la volontà dei futuristi di comunicare con un pubblico vasto, di relazionarsi con la società, proponendo valori ideologico oltre che puramente estetici.
Questa sezione costituisce il nucleo portante dell’esposizione, con testimonianze dell’interazione degli artisti del movimento con le arti applicate, la comunicazione pubblicitaria, il design, il teatro, la danza, la musica.
L’Aerofuturismo e il Futurismo Cosmico
Negli anni Trenta l’Avanguardia futurista entra in una nuova fase. I tempi sono cambiati socialmente, politicamente e artisticamente in tutta Europa, le nuove generazioni si adeguano al nuovo clima, trasformando il futurismo storico in un movimento meno coerente e certamente meno utopistico e rivoluzionario, ma ancora capace di rappresentare l’attualità.
Tra le diverse correnti nate dal movimento originario si distingue quella dell’Aerofuturismo, nata dalla passione per il volo aereo. Tra raid bellici ed esplorazioni aeree, la sezione accompagnerà il visitatore verso la conclusione del nostro percorso, non prima di aver sottolineato un altro aspetto della ricerca più tarda del movimento, quello della visione “cosmica”, aperta a suggestioni spirituali ed esoteriche.
Questa sezione, molto ricca, costituisce probabilmente il vero momento di scoperta della mostra, con artisti che testimoniano un aspetto del futurismo oggi sempre più indagato e apprezzato dalla critica e dagli addetti ai lavori e tutto da scoprire per il grande pubblico. In mostra opere di artisti quali Crali, Dottori, Fillia, Thayaht, Bruschetti e molti altri.
Il Futurismo siciliano
Sezione specifica della mostra di Centuripe è quella dedicata alla presenza dell’Avanguardia di Marinetti in Sicilia. Artisti quali Giulio D’Anna, Pippo Rizzo e Vittorio Corona, ancora poco noti al grande pubblico, hanno destato, negli ultimi anni, un grande interesse sia da parte della critica che del mercato. La mostra sarà occasione per conoscerli più da vicino, scoprendo il talento e la personalità.
La mostra è quindi un racconto che ripercorre la storia del Futurismo da punti di vista inconsueti, introducendo accanto ai nomi dei maestri più noti anche quelli di artisti straordinari, tutti da scoprire, e restituendo a pieno il clima e l’atmosfera del movimento così come lo aveva immaginato e voluto Filippo Tommaso Marinetti.
Le più di 40 opere in mostra provengono tutte da importanti collezioni italiane e sono, quindi, raramente visibili al pubblico.