I macchiaioli e l'invenzione del plein air

I Macchiaioli
e l’invenzione del plein-air tra Francia e Italia

Una mostra a cura di Simona Bartolena
Serrone di Villa Reale, Monza
dal 18 febbraio al 21 maggio 2023

produzione Ponte43
per Vidi srl


La scena artistica francese del XIX secolo è notissima e sempre molto apprezzata dai visitatori delle grandi mostre. L’Ottocento italiano, invece, è ancora poco raccontato; le esposizioni a esso dedicate sono ancora piuttosto rare: proprio per questo esso riserva ancora numerosi motivi di interesse, sorprendendo per la sua complessità e per la straordinaria qualità degli artisti. Uno dei movimenti più importanti e più celebri della scena culturale della nostra penisola nella seconda metà del secolo è quello dei Macchiaioli, che ha proposto, ricerche pittoriche d’avanguardia che per molti aspetti hanno anticipato, con sorprendente modernità, quelle proposte successivamente dagli impressionisti francesi.
 
Nella seconda metà dell’Ottocento, Firenze è una delle capitali culturali più attive in Europa e diventa ben presto – prima grazie alle politiche moderate del Granduca e poi per il suo ruolo nevralgico nelle vicende unitarie – punto di riferimento per molti intellettuali provenienti da tutta Italia. Intorno ai tavoli di un caffè cittadino, il Michelangelo, si riunisce un gruppo di giovani artisti accomunati dallo spirito di ribellione verso il sistema accademico e dalla volontà di dipingere il senso del vero. Il nome “macchiaioli”, usato per la prima volta in senso dispregiativo dalla critica, viene successivamente adottato dal gruppo stesso in quanto incarna perfettamente la filosofia delle loro opere.
 
 
Obiettivo della mostra è quello di indagare i protagonisti e l’evoluzione di questo importante movimento, fondamentale per la nascita della pittura moderna italiana, partendo proprio dalla loro relazione con la scena europea e, nello specifico, dai rapporti con la Francia. Un’attenzione particolare sarà data al rapporto con la Scuola di Barbizon, come riferimento fondamentale nella nascita della pittura di paesaggio en plein air.
Oltre a capolavori firmati dai principali esponenti del movimento macchiaiolo, quindi, verranno esposte alcune opere realizzate da artisti quali Corot, Millet, Daubigny, Troyon, Rousseau, ma anche degli italiani Giuseppe e Filippo Palizzi, per esplorare il tema del paesaggio e della scena all’aria aperta prima della nascita dell’impressionismo.
 
Il racconto proseguirà poi nell’esplorazione delle straordinarie novità proposte dai macchiaioli nella scena artistica italiana del tempo, con oltre 60 opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private firmate da artisti quali Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Giuseppe Abbati,  Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca, Vito D’Ancona, Raffaello Sernesi, Odoardo Borrani.
 
Tra il ricordo di uno scherzo goliardico e l’emozione della scoperta di un’opera di Degas, tra l’esperienza a Barbizon e un pomeriggio a Montemurlo, si dipana un suggestivo racconto che farà rivivere un ventennio d’oro dell’arte italiana. Un modo di narrare la vicenda poco consueto, molto vicino allo sguardo di coloro che di questa rivoluzione furono i protagonisti, che porterà il pubblico a immergersi in un momento storico e culturale molto vivace, da cui emergeranno i fermenti di rivolta di questi nuovi pittori, insieme alle loro forti personalità artistiche e umane. Mediante citazioni, stralci di racconti scritti, approfondimenti biografici e spiegazioni tecniche, lo spettatore scoprirà la vera importanza storico-artistica della pittura macchiaiola, troppo spesso nota solo per la piacevolezza delle sue tavolette. 
 
Sullo sfondo di un’Italia impegnata nelle fasi finali del Risorgimento, la mostra analizzerà la rivoluzione macchiaiola nei suoi più diversi aspetti dalle sue origini nella seconda metà degli anni cinquanta, agli anni settanta, quando la ricerca pittorica del gruppo, ormai perduta l’asprezza delle prime prove, acquisisce uno stile più disteso, aperto alla più pacata tendenza naturalista che andava diffondendosi in Europa.
 
Sezioni della mostra
 
La nascita della pittura en plein air
La prima sezione della mostra racconta l’evoluzione della pittura “del vero dal vero”, partendo dall’esperienza – preziosissima anche per gli artisti italiani – dei pittori del cenacolo di Barbizon. Insieme ad alcune loro opere, saranno esposti anche dei lavori degli artisti italiani che alle ricerche dei barbizonniers hanno attinto e contribuito (come, ad esempio, Giuseppe e Filippo Palizzi), ma anche di pittori importanti per i futuri sviluppi della pittura di paesaggio, quali Antonio Fontanesi. La sezione si chiude con un’opera di Serafino De Tivoli, che grazie alle conoscenze acquisite durante un viaggio a Parigi, porterà ai colleghi del Caffè Michelangelo novità e conferme importanti.
 
Cos’è la macchia?
La seconda sezione chiarisce “la macchia” dal punto di vista tecnico, chiarendo le novità introdotte dal movimento nato intorno ai tavoli del Caffè Michelangelo. Attraverso le opere di alcuni grandi protagonisti del gruppo si ha modo di avvicinarsi alla tecnica macchiaiola, alle sue caratteristiche salienti e ai motivi della sua carica rivoluzionaria.
Imperdibili sono anche le caricature che i frequentatori del locale fiorentino amavano farsi vicendevolmente. Una testimonianza storica straordinaria, necessaria a comprendere il clima in cui si è sviluppata la vicenda macchiaiola.
 
Il paesaggio
La terza sezione riunisce una serie di piccoli-grandi paesaggi macchiaioli, realizzati in anni diversi. Le opere esposte offrono anche l’occasione per riflettere sui luoghi della Macchia (le campagne fiorentine, le coste di Castiglioncello e dintorni, le località tra Toscana e Liguria…) e soprattutto per sottolineare il rapporto tra la pittura di macchia e la fotografia (una relazione fondamentale per gli sviluppi della nuova pittura del vero).
 
 
La scena di genere
Il racconto del quotidiano – tra lavoratrici nei campi, mercati del bestiame e monaci a passeggio in un chiostro cittadino – è certamente uno dei temi su cui più si è esercitata la pittura di macchia, con esiti sempre innovativi. Opere quali Il bindolo di Silvestro Lega (Collezione Cariparma) e Donne che lavorano nei campi di Cristiano Banti (Palazzo Foresti, Carpi) ben introducono il visitatore in questo genere pittorico, rendendo molto evidente la modernità dell’interpretazione macchiaiola.
 
La storia passata e la storia presente
 
I Macchiaioli hanno frequentato anche il tema storico, soggetto indispensabile nella produzione di qualsiasi artista dell’epoca. Anche in questo caso, però, l’approccio dei pittori di macchia è stato profondamente diverso da quello dei loro contemporanei. Per raccontare come i Macchiaioli hanno affrontato e interpretato il tema storico-letterario e il soggetto di cronaca risorgimentale, sono presenti in mostra alcuni capolavori, quali Scena romantica di Cristiano Banti (collezione privata), Dante nel Casentino di Vincenzo Cabianca (collezione privata), La lettera dal campo (Museo della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci, Milano) e altre scene militari di Giovanni Fattori.
 
L’eredità della macchia
 
Già nel sesto decennio dell’Ottocento il gruppo macchiaiolo comincia ad entrare in crisi. L’ultima sezione della mostra analizza la produzione più tarda dei principali protagonisti del movimento, prendendo in considerazione anche la loro eredità. Opere quali Il corsetto rosso di Silvestro Lega (Palazzo Foresti, Carpi), la Strada di Combs La Ville e Pioggia a Settignano di Telemaco Signorini (entrambi collezione privata) e Campagna romana di Giovanni Fattori (Museo della Scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci, Milano) testimoniano le strade intraprese dai tre grandi maestri. Ma accanto ai loro lavori sono esposti anche alcuni capolavori di quegli artisti che, per primi, hanno raccolto il loro insegnamento e ne hanno seguito le tracce, quelli che potremmo definire gli allievi di prima generazione, come Nicolò Cannicci, i fratelli Gioli e i Tommasi.