Informale. L'arte italiana degli anni '50

L’INFORMALE
a cura di Simona Bartolena
Palazzo delle Paure, Lecco
15 marzo-23 giugno 2024

La serie di mostre dedicate all’arte italiana tra Ottocento e Novecento, ospitate da Palazzo delle Paure prosegue, dopo Novecento, il ritorno alla figurazione da Sironi a Guttuso, con due esposizioni tra loro strettamente collegate: la prima dedicata alla stagione dell’Informale e la seconda alla nascita di nuove tendenze tra la fine degli anni Cinquanta e il decennio successivo.  
Se da una parte protagonisti saranno il segno, la materia, il colore e il gesto, dall’altra si guarderà allo studio dei fenomeni della percezione, a un nuovo rapporto con lo Spazio, alla negazione della pittura come strumento espressivo, ma anche al ritorno dell’oggetto e di una nuova figurazione.  
La prima esposizione avrà per protagonista la generazione uscita, sconfitta e ferita, dal secondo conflitto mondiale. La profonda crisi del dopoguerra genera una generale sfiducia nella cultura. L’arte pare inutile, incapace di rappresentare e raccontare gli orrori degli anni appena vissuti. Servono nuovi linguaggi, nuovi stili capaci di narrare una situazione tanto drammatica e complessa. Il dolore lacerante di quanto trascorso si riflette sulla scelta degli artisti, sempre più dubbiosi del ruolo pubblico dell’arte e concentrati sulla propria individualità, in un atteggiamento non dissimile da quello degli intellettuali e dei letterati dell’esistenzialismo.   
Gli artisti si chiudono, quindi, in se stessi, in una solitudine che non prevede confronti con l’altro né, tanto meno, manifesti o testi teorici che dichiarino una strada comune. Anche il critico Tapié, al quale si deve il termine Informel, rifiutò sempre di confinare la tendenza in codici troppo serrati e definiti, allontanandosene quando essa assunse connotazioni troppo precise.
Molteplici sono, dunque, le vie dell’Informale. Molteplici e variegate, figlie di altrettante personalità autonome e originali, le cui ricerche trovano solo alcuni aspetti tra loro comuni: la spontaneità, l’istinto gestuale, il rifiuto di qualsiasi legge e geometria, l’improvvisazione. 
Dall’Europa agli Stati Uniti, l’onda dell’Informale si diffonde in tutto l’Occidente, come urgenza espressiva, come alternativa alla figurazione tipica dell’epoca dei regimi totalitari, come rabbiosa risposta alle violenze di cui l’uomo si era dimostrato capace.  
In Italia, l’Informale esplode negli anni Cinquanta, manifestandosi in molteplici versioni. Forte è l’attrito con la pittura figurativa fermamente sostenuta anche dal nuovo governo (soprattutto la figurazione impegnata socialmente e politicamente alla Guttuso): lo scontro tra il pensiero astratto e la logica del realismo assume un peso non indifferente nell’evoluzione artistica della Penisola.  
Nascono gruppi decisi a minare il predominio della figurazione, combattendo per introdurre un nuovo pensiero artistico anche in Italia. Artisti quali Burri, Afro, Vedova approdano a nuovi linguaggi, impiegando la materia e il colore come mezzi espressivi liberi e potenti. Insieme a loro, artisti che reinterpretano la figurazione sotto una nuova luce, come Morlotti o i pittori del Realismo esistenziale, chiusi nel loro doloroso nichilismo.La prima mostra del 2024 racconterà, quindi, una generazione complessa, che non può ignorare le ferite, che trova nella pittura una cura alla propria urgenza espressiva, partendo da una visione necessariamente individuale.  
Le risponderà la seconda esposizione che, pur sovrapponendosi parzialmente alla precedente in termini cronologici, metterà in luce, invece, la volontà di ricostruzione che caratterizzerà poi tutti gli anni Sessanta: il confronto/scontro con la scienza (gli Spazialisti e i Nucleari), il nuovo interesse per la tecnologia (Munari e i gruppi dell’arte cinetico-programmata), la ricerca dell’esperienza percettiva e un nuovo interesse per la società, per la vita comune, per il design, per l’estetica del quotidiano, fino all’esperienza del consumismo nella Pop Art.  
Due mostre che, insieme, raccontano vent’anni straordinari per l’arte italiana, mettendoli a confronto anche con le esperienze straniere più affini e con un occhio di riguardo per la scena milanese, ricchissima e all’avanguardia in entrambe le stagioni.