La luce del vero L'eredità della pittura macchiaiola da Fattori a Ghiglia

La luce del vero
L'eredità della pittura macchiaiola da Fattori a Ghiglia

18 marzo - 19 giugno 2022
Palazzo della Paure

Per Vidi srl e Musei Civici Lecco


Da ormai qualche anno Palazzo delle Paure, in collaborazione con Vidi, sta ospitando una serie di mostre dedicate all’approfondimento della scena artistica italiana del XIX secolo.
Le nuove esposizioni previste per il 2022 proporranno uno sguardo sugli ultimi decenni dell’Ottocento, concentrandosi sulle due anime della pittura del tempo: quella naturalista, attenta sia al vero quotidiano che alla questione sociale, e quella di ambito simbolista, dedita a visioni trascendenti e oniriche. Questi due aspetti – quasi due facce di un’unica medaglia – saranno oggetto di due grandi mostre che concluderanno, di fatto, il viaggio nell’Ottocento proposto da questa serie di esposizioni lecchesi, iniziate nel 2019.
 
La prima delle due mostre sarà dedicata a un tema poco indagato: quello della pittura cosiddetta “postmacchiaiola”, un termine poco felice e molto vago ma che aiuta a definire quel novero di artisti attivi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo, cresciuti sull’esempio dei grandi maestri della Macchia, soprattutto di Giovanni Fattori, Silvestro Lega e Telemaco Signorini. Una realtà straordinaria che fino a oggi è stata poco proposta all’attenzione del grande pubblico e che è stata ben raramente raccontata. Nel Nord Italia una mostra in uno spazio pubblico su questo tema mancava da decenni.
 
La mostra offre quindi un’occasione unica per avvicinarsi a un gruppo di artisti eterogeneo e complesso, uniti dalla vocazione per il vero e per i soggetti tratti dalla vita quotidiana e dalla formazione di ascendenza macchiaiola, ma dalle personalità uniche e ben definite: dai fratelli Gioli ai Tommasi, da Llewelyn Lloyd a Ulvi Liegi, da Oscar Ghiglia a Plinio Nomellini, da Mario Puccini a Giovanni Bartolena. Alcuni di loro resteranno sempre fedeli alla lezione dei maestri, altri, invece porteranno la loro ricerca verso ambiti assai diversi da quelli di origine.
Il percorso di mostra si dipanerà in un racconto che dall’esempio dei maestri (da Giovanni Fattori a Silvestro Lega), giungerà fino agli esiti più contemporanei di artisti quali Oscar Ghiglia e Lorenzo Viani, intrecciando l’analisi stilistica, il racconto biografico, la lettura iconografica e l’indagine storico-sociale, attraverso l’esposizione di più di ottanta capolavori provenienti da collezioni pubbliche e, soprattutto, da raccolte private.
 
Attraverso l’indagine della situazione dell’arte toscana alla fine del secolo, la mostra svela anche i meccanismi che sottendono, più in generale, alla trasmissione del sapere da maestro ad allievo, l’evoluzione del linguaggio dei “padri” da parte delle nuove generazioni, le contaminazioni stilistiche che nel tempo modificano, anche radicalmente, gli esiti portati da una rivoluzione artistica.
Nell’area Toscana il ventaglio di linguaggi e di ricerche in questo periodo di transizione è particolarmente ricco e l’intreccio tra lo sguardo sul vero oggettivo dei Macchiaioli, l’impatto dell’impressionismo francese e le tentazioni simboliste si fa molto interessante.
 
Spesso trascurato se non addirittura dimenticato, il periodo preso in esame (dalla fine degli anni settanta dell’Ottocento ai primi dieci anni del secolo successivo) è, invece, un momento storico dinamico, di grandi cambiamenti, essenziale per comprendere gli eventi che hanno aperto le porte alle novità novecentesche, i dialoghi con la scena francese (in particolare, con l’impressionismo) e con quella inglese e il passaggio dalla pittura del vero a quella dell’immaginazione e del sogno, tipica della ricerca di tanti artisti di fine secolo.