Omaggio a Morlotti

Omaggio a Morlotti
ottobre/novembre 2010

Collettiva su sei sedi:
Quadreria, Malgrate
Cascina Maria, Paderno d’Adda
Castello, Brivio
Palazzo Gambassi, borgo di Campsirago, frazione di Colle Brianza
Imbersago: percorso fotografico all’aperto condurrà dal centro del paese al lungo Adda, per concludersi nelle stanze della Gelateria Al Porto (dove Morlotti lasciava i suoi dipinti appena realizzati sulle sponde del fiume).
Municipio, Merate

organizzazione: Banlieue
catalogo: Imedea edizioni

Avete mai provato a sedervi lungo il tratto dell’Adda tra Imbersago e Brivio e a osservarne con attenzione il paesaggio? A lasciarvi cullare dalle armonie cro-matiche della vegetazione che vi circonda e dal gioco di riflessi che il cielo, le rocce e le piante disegnano nell’acqua? Con la sensazione di essere un po’ fuori dal mondo: lì, a due passi da una delle zone più inurbate e industriali di Italia eppure così lontani, sospesi. Il pensiero corre subito a Ennio Morlotti, ai suoi scorci del fiume a Imbersago, ai suoi paesaggi vibranti nel colore, così veri, concreti e tangibili eppure così straordinariamente astratti. Non si tratta di vedute nel senso classico del termine, ma di interpretazioni private, personali, appassionate.
Non è raro che un artista incontri nella propria vita un luogo d’elezione, una località, un paesaggio, un angolo di natura destinati a diventare una sorta di personale musa ispiratrice o semplicemente il proprio rifugio; è meno frequen-te, però, che questo incontro cambi radicalmente il suo sguardo, il senso della sua ricerca, come è accaduto a Morlotti al suo arrivo a Imbersago.
Come Paul Cézanne davanti alla Saint-Victoire e Claude Monet con le ninfee di Giverny, Morlotti ha fatto suo l’Adda, tornando con insistenza – quasi con ossessione – sul soggetto che ha mutato il suo modo di pensare alla pittura. Il senso del nostro omaggio sta proprio qui: nel rapporto intenso, profondo, straordinario dell’artista con questi luoghi, con l’acqua del fiume, con la vege-tazione delle rive e delle colline che le circondano, con i loro profumi e le loro atmosfere.
A un anno dalla presentazione ufficiale di Qui, già, oltre, progetto di valorizza-zione dell’arte in Brianza, dopo un buon numero di mostre e iniziative che hanno riscosso un successo davvero superiore alle migliori previsioni, abbia-mo voluto proseguire nel nostro cammino fermandoci a riflettere sulla figura, l’opera e l’eredità di questo artista d’eccezione, uno dei grandi protagonisti del-l’arte italiana della seconda metà del Novecento, un maestro con cui si sono confrontate intere generazioni di pittori e che ancora non smette di affascinare: sempre moderno, sempre attuale, anche a cento anni esatti dalla sua nascita. Un omaggio dovuto, a prescindere dalla ricorrenza del centenario, peraltro incredibilmente trascurata da gran parte del mondo culturale e artistico italia-no, che, a mio avviso, ha perso un’occasione per ricordare uno degli artisti più significativi del Novecento italiano.
Chiamati a dire la loro sul tema, quarantasette artisti tra i più attivi del territorio delle provincia di Lecco e di Monza e Brianza, hanno accettato l’invito, offren-do il loro contributo a un evento che vuole ricordare questo grande artista anche per il ruolo importantissimo che ha avuto nella formazione delle nuove generazioni, nella nascita di una nuova idea di arte. Con altrettanto entusiasmo hanno accolto l’invito i Comuni coinvolti, tutti di “morlottiana memoria” per la loro ubicazione o per lo spazio che hanno avuto nella vita dell’artista. L’omaggio a Morlotti, del resto, vuole essere anche questo: un omaggio ai suoi luoghi – ai nostri luoghi –, quella zona incantevole e suggestiva, eppure così spesso trascurata e dimenticata, che è il lungo Adda, da Paderno al lago di Lecco, con la sua natura a tratti ancora selvaggia, le sue centrali idroelettriche, i suoi ponti di ferro, le sue trattorie sul fiume, i suoi traghetti “leonardeschi”, il suo via-vai domenicale, i suoi silenzi di tutti gli altri giorni della settimana, il suo cielo azzurro (quando è azzurro) e i suoi verdi, i suoi marroni, i suoi grigi… quegli stessi azzurri, verdi, marroni, grigi che incrostano la tavolozza di Ennio Morlotti.