TRA LE QUINTE DELL'ESISTENZA. GIORGIO CELIBERTI
26 novembre 2021 - 16 gennaio 2022
Spazio heart, Vimercate
per: Associazione heart - pulsazioni culturali
Artista dalla lunga storia e dallo stile inconfondibile, Giorgio Celiberti è arrivato ai suoi novantadue anni con straordinaria lucidità e con una indomita voglia di sperimentare e produrre opere. Il suo racconto, ancora motivato e sentito, comincia nel 1966, quando una visita al lager di Terezin modifica profondamente il suo approccio al fare artistico. I graffiti e i disegni che i bambini prigionieri avevano lasciato sulle pareti del campo lo colpiscono a tal punto da portarlo a inaugurare una nuova fase stilistica nella quale il segno ha un ruolo determinante. Steli, superfici graffiate, cementi, tavole usate come muri sui quali lasciare la propria traccia... Le opere di Celiberti portano un racconto inciso sulla propria pelle, frammenti di memoria, ricordi ora drammatici, ora felici, sempre evocativi.
In mostra saranno esposte più di cinquanta opere da parete e sculture, oltre a un lungo rotolo di tela dipinta che attraverserà scenograficamente lo Spazio heart. I lavori esposti sono stati selezionati dai curatori della mostra con l’artista stesso e i responsabili del suo archivio.
Segni. Graffi, incisioni, lettere, simboli iconici e alfabeti sconosciuti. Tracce di vita che paiono sfidare il passare del tempo, che suggeriscono il valore della memoria, del ricordo come insegnamento, come monito, come esempio. È questo lo straordinario portato delle opere di Giorgio Celiberti, questa è la riflessione che da più di settant’anni questo artista straordinario continua a proporci, con sincerità e sempre rinnovato vigore.
Prima e dopo il “fatale” incontro con Terezin, che di fatto cambiò il suo linguaggio ma non il suo sguardo, Celiberti ha percorso un'unica via: quella della necessità e dell’importanza della memoria come esperienza privata e collettiva. Le sue opere sono muri, lavagne, lapidi che recano i segni della storia, come primitive incisioni rupestri o antiche epigrafi di civiltà perdute. La memoria non esiste da sola: va rinnovata, tenuta viva, protetta. L’uomo dimentica, trascura, cancella. Ma il passato lascia sempre le sue tracce: lo insegnano le vestigia archeologiche ma lo insegnano anche le pareti dei ben più recenti campi di concentramento e prigionia, incisi dalle mani dei prigionieri, adulti e bambini. Celiberti guarda, sente acuto il bisogno di raccontare, di scrivere lui stesso il solco delle proprie emozioni nella storia, di assecondare quell’istinto primordiale che da sempre ha caratterizzato l’uomo: il bisogno di comunicare, di lasciare una traccia di sé, un’eco della propria voce.
(…) Nell’opera di Celiberti si respira un’atmosfera arcaica e arcana, che rimanda a riti ancestrali, alle vestigia di antiche civiltà. Le finestre, le lapidi, ma anche le opere da parete, sembrano reperti di un tempo che non riusciamo a datare, prodotti da una civiltà che ha lasciato traccia di sé e ci ha raggiunto con i suoi racconti in parte ancora da decriptare. Sono oggetti dalla vitalità palpitante, mappe emotive che mettono in dialogo il passato e il presente, che ci parlano anche senza parlare la nostra lingua e comunicano con noi grazie all’universalità del loro modo espressivo. Le opere di Celiberti ci ricordano che l’arte è una grande magia, capace di avvolgerci e farci superare i limi dello spazio-tempo, ma anche di illuminare il presente con la memoria del passato.
(estratto dal testo in catalogo di Simona Bartolena)
Giorgio Celiberti
Giorgio Celiberti comincia giovanissimo a dipingere, appena diciottenne partecipa, alla Biennale di Venezia del 1948. Frequenta a Venezia il Liceo artistico e lo studio di Emilio Vedova. Sulle orme dello zio Modotto, si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con i maggiori rappresentanti della cultura figurativa d’oltralpe. Inizia così una serie di viaggi che rimarranno fondamentali per la sua formazione: a Bruxelles, con una borsa di studio del Ministero della Pubblica Istruzione, a Londra, negli Stati Uniti, in Messico, a Cuba, in Venezuela.
Nel 1965 accade un fatto destinato a modificare in senso radicale la sua arte. Visita il lager di Terezin, vicino Praga. L’impatto con questo luogo dà origine a una serie di opere di drammatica espressività astratta.
In tale periodo comincia a interessarsi anche di scultura: cavalli e cavalieri, gatti, uccelli, capre, infine stele e bassorilievi che ricordano remote pietre tombali incise di enigmatiche iscrizioni.
Ha partecipato alle più significative manifestazioni d’arte in Italia e all’estero: alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma, al Premio Esso, al Premio Burano, Marzotto, Michetti, La Spezia, San Marino, Autostrada del Sole, al Premio Internazionale del Fiorino, alla mostra della Nuova Pittura italiana in Giappone. Oltre un centinaio le mostre personali. Tra le più significative quelle alla Galleria Art Vivant di Parigi (1953); alla Galleria del Pincio di Roma (1955,1957); Galleria ’63 di New (1963); Galleria Bergamini di Milano (1960,1962,1969); Galleria Astrolabio di Roma (1966,1972); Galleria Johannes Vermeer di Delft (1978); Istituto Italiano di cultura di Tel Aviv (1982); Fondazione Pagani di Milano (1984); Palazzo dei Diamanti di Ferrara (1989); Gran Palais di Parigi (1989); all’Art London di Los Angeles (1989); Galleria Forni di Bologna (1990); Sala Pares Barcellona (1990); Salone di Settembre a Venezia (1992); Museo di Zagabria (1998); Angel Orensanz foundation di New York (1998); Prom Gallery di Monaco di Baviera (2011); Casa dei Carraresi di Treviso (2012); Palazzo della Cancelleria di La Valletta (2012).
Del 1981 è la prima mostra dedicata con specificatamente alla scultura a Villa Simes Contarini di Piazzola sul Brenta (Padova), nel parco vengono ambientate le grandi sculture in bronzo, in pietra e in acciaio. L’esperienza di Villa Simes è ripresa e sviluppata nell’estate del 1985 nei parchi delle Ville Venete di Carbonera (Treviso). Nello stesso anno Celiberti, invitato dal Comune di Trieste, colloca per un anno intero monumentali Stele in acciaio e resine nelle principali strade e piazze del capoluogo giuliano, sculture in bronzo al Castello di San Giusto, e in pietra, al Castello di Miramare. La mostra si sposta da Trieste a Udine snodandosi al castello, in città e presso il Centro Friulano di Arti Plastiche.
Nel 1991 Celiberti ha eseguito due prestigiose realizzazioni pubbliche: il Mosaico dell’amicizia nell’atrio della Facoltà di Filosofia dell’Università di Lubiana e l’affresco sulla volta dell’hotel Kawakyu di Shirahama, in Giappone.
Altre esposizioni sono tenute nel 1994 a Palazzo Costanzi, alla Risiera di San Saba a Trieste e al Fiac di Parigi. Nel 1997 un’esposizione di dipinti e sculture è stata inserita nelle sale e nel parco di Villa Manin di Passariano. Nel 1998 sculture di Celiberti sono inserite in un contesto europeo ambientato nei bastioni delle mura di Treviso. Nel 2000 realizza una croce di tre metri presso la Chiesa di Fiumesino (Pordenone). Nel 2005, il Museo Villa Breda di Padova ospita: “Giorgio Celiberti Antologica dalla Biennale a Giotto” e un grande dipinto viene inserito nella collezione permanente del Mart di Trento e Rovereto. Nel 2008 le sculture dell’artista sono ambientate nei luoghi più significativi del centro storico di Cividale del Friuli. Nel 2009 grandi mostre: al Museo Ebraico di Venezia, a Roma, all’Abbazia di Rosazzo e a Monaco di Baviera. Nel 2010 si dedica in particolar modo alla realizzazione di opere sacre come la grande croce pendula nella medioevale Abazzia di Rosazzo (Udine). Nel 2011 è invitato per la quinta volta alla Biennale di Venezia e una grande Stele viene collocata nella fortezza di Terezin. Il 2012 un’importante rassegna della sua opera pittorica dedicata in particolar modo agli affreschi è allestita alla Casa dei carraresi di Treviso mentre le sculture sono esposte nelle piazze della Valletta (Isola di Malta). Nel 2013 la Regione Friuli gli dedica per la seconda volta una mostra antologica presso Villa Manin di Passariano (Udine). Il Museo Nazionale d'Arte Moderna e il Mausoleo di Teodorico ospitano nel 2014 un importante rassegna della produzione scultorea e pittorica di Celiberti. Tra il 2014 e il 2015 il Museo Nazionale di Ravenna gli dedica la mostra La passione e il corpo della storia. Nel 2016 espone presso la Biblioteca di Philippe Daverio a Milano e nel 2018 presso il Museo Marino Marini di Pistoia; nel 2019 è ospite del Museo d’Arte Contemporanea di Acri.
Le sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Vive e lavora a Udine.
Spazio heart, Vimercate
per: Associazione heart - pulsazioni culturali
Artista dalla lunga storia e dallo stile inconfondibile, Giorgio Celiberti è arrivato ai suoi novantadue anni con straordinaria lucidità e con una indomita voglia di sperimentare e produrre opere. Il suo racconto, ancora motivato e sentito, comincia nel 1966, quando una visita al lager di Terezin modifica profondamente il suo approccio al fare artistico. I graffiti e i disegni che i bambini prigionieri avevano lasciato sulle pareti del campo lo colpiscono a tal punto da portarlo a inaugurare una nuova fase stilistica nella quale il segno ha un ruolo determinante. Steli, superfici graffiate, cementi, tavole usate come muri sui quali lasciare la propria traccia... Le opere di Celiberti portano un racconto inciso sulla propria pelle, frammenti di memoria, ricordi ora drammatici, ora felici, sempre evocativi.
In mostra saranno esposte più di cinquanta opere da parete e sculture, oltre a un lungo rotolo di tela dipinta che attraverserà scenograficamente lo Spazio heart. I lavori esposti sono stati selezionati dai curatori della mostra con l’artista stesso e i responsabili del suo archivio.
Segni. Graffi, incisioni, lettere, simboli iconici e alfabeti sconosciuti. Tracce di vita che paiono sfidare il passare del tempo, che suggeriscono il valore della memoria, del ricordo come insegnamento, come monito, come esempio. È questo lo straordinario portato delle opere di Giorgio Celiberti, questa è la riflessione che da più di settant’anni questo artista straordinario continua a proporci, con sincerità e sempre rinnovato vigore.
Prima e dopo il “fatale” incontro con Terezin, che di fatto cambiò il suo linguaggio ma non il suo sguardo, Celiberti ha percorso un'unica via: quella della necessità e dell’importanza della memoria come esperienza privata e collettiva. Le sue opere sono muri, lavagne, lapidi che recano i segni della storia, come primitive incisioni rupestri o antiche epigrafi di civiltà perdute. La memoria non esiste da sola: va rinnovata, tenuta viva, protetta. L’uomo dimentica, trascura, cancella. Ma il passato lascia sempre le sue tracce: lo insegnano le vestigia archeologiche ma lo insegnano anche le pareti dei ben più recenti campi di concentramento e prigionia, incisi dalle mani dei prigionieri, adulti e bambini. Celiberti guarda, sente acuto il bisogno di raccontare, di scrivere lui stesso il solco delle proprie emozioni nella storia, di assecondare quell’istinto primordiale che da sempre ha caratterizzato l’uomo: il bisogno di comunicare, di lasciare una traccia di sé, un’eco della propria voce.
(…) Nell’opera di Celiberti si respira un’atmosfera arcaica e arcana, che rimanda a riti ancestrali, alle vestigia di antiche civiltà. Le finestre, le lapidi, ma anche le opere da parete, sembrano reperti di un tempo che non riusciamo a datare, prodotti da una civiltà che ha lasciato traccia di sé e ci ha raggiunto con i suoi racconti in parte ancora da decriptare. Sono oggetti dalla vitalità palpitante, mappe emotive che mettono in dialogo il passato e il presente, che ci parlano anche senza parlare la nostra lingua e comunicano con noi grazie all’universalità del loro modo espressivo. Le opere di Celiberti ci ricordano che l’arte è una grande magia, capace di avvolgerci e farci superare i limi dello spazio-tempo, ma anche di illuminare il presente con la memoria del passato.
(estratto dal testo in catalogo di Simona Bartolena)
Giorgio Celiberti
Giorgio Celiberti comincia giovanissimo a dipingere, appena diciottenne partecipa, alla Biennale di Venezia del 1948. Frequenta a Venezia il Liceo artistico e lo studio di Emilio Vedova. Sulle orme dello zio Modotto, si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con i maggiori rappresentanti della cultura figurativa d’oltralpe. Inizia così una serie di viaggi che rimarranno fondamentali per la sua formazione: a Bruxelles, con una borsa di studio del Ministero della Pubblica Istruzione, a Londra, negli Stati Uniti, in Messico, a Cuba, in Venezuela.
Nel 1965 accade un fatto destinato a modificare in senso radicale la sua arte. Visita il lager di Terezin, vicino Praga. L’impatto con questo luogo dà origine a una serie di opere di drammatica espressività astratta.
In tale periodo comincia a interessarsi anche di scultura: cavalli e cavalieri, gatti, uccelli, capre, infine stele e bassorilievi che ricordano remote pietre tombali incise di enigmatiche iscrizioni.
Ha partecipato alle più significative manifestazioni d’arte in Italia e all’estero: alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma, al Premio Esso, al Premio Burano, Marzotto, Michetti, La Spezia, San Marino, Autostrada del Sole, al Premio Internazionale del Fiorino, alla mostra della Nuova Pittura italiana in Giappone. Oltre un centinaio le mostre personali. Tra le più significative quelle alla Galleria Art Vivant di Parigi (1953); alla Galleria del Pincio di Roma (1955,1957); Galleria ’63 di New (1963); Galleria Bergamini di Milano (1960,1962,1969); Galleria Astrolabio di Roma (1966,1972); Galleria Johannes Vermeer di Delft (1978); Istituto Italiano di cultura di Tel Aviv (1982); Fondazione Pagani di Milano (1984); Palazzo dei Diamanti di Ferrara (1989); Gran Palais di Parigi (1989); all’Art London di Los Angeles (1989); Galleria Forni di Bologna (1990); Sala Pares Barcellona (1990); Salone di Settembre a Venezia (1992); Museo di Zagabria (1998); Angel Orensanz foundation di New York (1998); Prom Gallery di Monaco di Baviera (2011); Casa dei Carraresi di Treviso (2012); Palazzo della Cancelleria di La Valletta (2012).
Del 1981 è la prima mostra dedicata con specificatamente alla scultura a Villa Simes Contarini di Piazzola sul Brenta (Padova), nel parco vengono ambientate le grandi sculture in bronzo, in pietra e in acciaio. L’esperienza di Villa Simes è ripresa e sviluppata nell’estate del 1985 nei parchi delle Ville Venete di Carbonera (Treviso). Nello stesso anno Celiberti, invitato dal Comune di Trieste, colloca per un anno intero monumentali Stele in acciaio e resine nelle principali strade e piazze del capoluogo giuliano, sculture in bronzo al Castello di San Giusto, e in pietra, al Castello di Miramare. La mostra si sposta da Trieste a Udine snodandosi al castello, in città e presso il Centro Friulano di Arti Plastiche.
Nel 1991 Celiberti ha eseguito due prestigiose realizzazioni pubbliche: il Mosaico dell’amicizia nell’atrio della Facoltà di Filosofia dell’Università di Lubiana e l’affresco sulla volta dell’hotel Kawakyu di Shirahama, in Giappone.
Altre esposizioni sono tenute nel 1994 a Palazzo Costanzi, alla Risiera di San Saba a Trieste e al Fiac di Parigi. Nel 1997 un’esposizione di dipinti e sculture è stata inserita nelle sale e nel parco di Villa Manin di Passariano. Nel 1998 sculture di Celiberti sono inserite in un contesto europeo ambientato nei bastioni delle mura di Treviso. Nel 2000 realizza una croce di tre metri presso la Chiesa di Fiumesino (Pordenone). Nel 2005, il Museo Villa Breda di Padova ospita: “Giorgio Celiberti Antologica dalla Biennale a Giotto” e un grande dipinto viene inserito nella collezione permanente del Mart di Trento e Rovereto. Nel 2008 le sculture dell’artista sono ambientate nei luoghi più significativi del centro storico di Cividale del Friuli. Nel 2009 grandi mostre: al Museo Ebraico di Venezia, a Roma, all’Abbazia di Rosazzo e a Monaco di Baviera. Nel 2010 si dedica in particolar modo alla realizzazione di opere sacre come la grande croce pendula nella medioevale Abazzia di Rosazzo (Udine). Nel 2011 è invitato per la quinta volta alla Biennale di Venezia e una grande Stele viene collocata nella fortezza di Terezin. Il 2012 un’importante rassegna della sua opera pittorica dedicata in particolar modo agli affreschi è allestita alla Casa dei carraresi di Treviso mentre le sculture sono esposte nelle piazze della Valletta (Isola di Malta). Nel 2013 la Regione Friuli gli dedica per la seconda volta una mostra antologica presso Villa Manin di Passariano (Udine). Il Museo Nazionale d'Arte Moderna e il Mausoleo di Teodorico ospitano nel 2014 un importante rassegna della produzione scultorea e pittorica di Celiberti. Tra il 2014 e il 2015 il Museo Nazionale di Ravenna gli dedica la mostra La passione e il corpo della storia. Nel 2016 espone presso la Biblioteca di Philippe Daverio a Milano e nel 2018 presso il Museo Marino Marini di Pistoia; nel 2019 è ospite del Museo d’Arte Contemporanea di Acri.
Le sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Vive e lavora a Udine.