09 Marzo 2022
Silvia Manazza allo Spazio heart_ Hommage à du-Buffet...
Hommage à DU-buffet
Silvia Manazza
 
6 – 27 marzo 2022
Spazio heart, Vimercate
 
una mostra organizzata da
heart - PULSAZIONI CULTURALI
in collaborazione con Ponte43
 
a cura di
Simona Bartolena e Armando Fettolini
 
Inaugurazione 6 marzo, ore 18.00
 
 
 
 
Arrivano allo Spazio heart i racconti visionari e ironici di Silvia Manazza, con una mostra che riunisce numerosi lavori storici dell’artista e una nuova installazione pensata per l’occasione.
 
Ogni opera di Silvia Manazza indaga un tema, affronta un problema, viviseziona un pezzetto di storia, di società, di costume, di cultura, di immaginario comune. Con rara sensibilità, Silvia passa dalla carezza alla pugnalata, dal sussurro al grido, dal dramma di Giuda alla tragedia di un pinguino, dalla giocosa ironia di un salotto pianta-grassa alla devastante verità di un canotto con lo scarico dell’acqua.
Componente essenziale della ricerca della Manazza è lo schock dei contrasti, sia sul piano tattile che su quello visivo. Un immaginario che disorienta magrittianamente lo spettatore ma che sfugge al rischio dell’eccesso surreale, mantenendosi sempre in un mirabile equilibrio tra vero e falso, metafora e nonsenso, provocazione e considerazione intellettuale, quotidianità e immaginazione.
Un ruolo di primo piano in questa ricerca tanto complessa e convincente l’hanno, senza dubbio, i materiali scelti, innanzi tutto i materassi, il vero elemento feticcio dell’arte di Silvia Manazza. “Mi sono trovata casualmente in un vecchio collegio in disuso, con centinaia di materassi abbandonati e pronti per essere eliminati, sono stata presa dal desiderio di ridare loro un destino diverso.”, racconta l’artista, “Da quel momento ho cominciato a ricucire le tele sdrucite a imbottirle di crine e, con l'ironia necessaria, a ricreare oggetti del quotidiano, ognuno con una nuova storia da raccontare”.
Per questa mostra ha realizzato un’installazione fatta di sacchetti per la spese: oggetti che ci appartengono quotidianamente usati per plasmare cibi e stoviglie, in una graffiante quanto amara riflessione sulla presenza della plastica nell’ambiente e nella nostra alimentazione. Il titolo – Hommage a Du-buffet – gioca, con la consueta “serissima ironia”, sul nome di uno degli artisti preferiti – e non è difficile immaginare perché – dell’artista.
Silvia Manazza reinventa con la fantasia (e la sfrontata e spontanea brutalità) di un bambino il nostro quotidiano e ce lo ripropone spogliato dalle sue borghesissime certezze. Non si arrabbia. Non aggredisce. Non giudica. Non accusa. Semplicemente ci mostra, con altri occhi e con un sorriso disarmante, quello che infondo sappiamo già, ma non consideriamo mai con sufficiente attenzione.
 
Silvia Manazza
Silvia Manazza nasce a Roma nel 1957.
Dopo aver seguito i corsi di grafica e pittura presso la Civica Scuola di Arti Visive di Pavia, si è perfezionata al Centro dell’Immagine di Milano con il maestro Mario Raciti.
Avvicinatasi al variegato mondo della pittura informale, l’artista presto approfondisce l’interesse e la conoscenza per la qualità espressiva dei materiali, in particolare sperimentando i valori della trasparenza “alla ricerca dell’interiorità”, come l’artista definisce la linea portante del suo operare.
Dopo aver riconosciuto i suoi interessi per la scultura, frequenta il Laboratorio di Giuseppe Giannini a Pietrasanta dove apprende le tecniche dello stampo, necessarie per fondere la cera. Il vero "shock" avviene quando si è ritrovata per caso in una vecchia scuola dismessa, con centinaia di materassi abbandonati, pronti per essere buttati via. Improvvisamente, viene presa dal desiderio di dare loro un destino diverso... Da quel momento inizia a ricucire le loro tele "strappate" e ad imbottirle di crine di cavallo e, ironia della sorte, a ricreare oggetti di uso quotidiano, raccontando nuove storie e invitando tutti a lasciarsi andare...
L’essenza, il senso ultimo celato entro la scorza materia delle cose, è il suo obiettivo: da qui un fare artistico che cerca di penetrare entro ciò che normalmente non è visibile, anche con la tecnica radiografica, o al suo opposto rivestendo le forme con materiali precari, come la cera, pronti a disfarsi al sole e svelare il loro interno.
Hanno scritto di lei: Adriano Altamira, Camillo Ravasi, Mario Raciti, Claudio Cerritelli, Rossana Bossaglia, Valerio Dehò, Renato Barletta, Elisabetta Mossinelli, Giandomenico Semeraro, Giammaria Garavaglia, Fredi Suter, Roberto Borghi. I suoi lavori sono stati pubblicati su diverse riviste di arredamento e sono anche numerosi gli articoli di quotidiani che parlano delle sue opere.
Vive e lavora a Pavia.